giovedì 15 dicembre 2016

Che cos'è l'implantologia dentale?

Definizione del termine
Con il termine implantologia dentale, ormai dentisti e non si riferiscono a quell'amplia gamma di tecniche chirurgiche che mirano a far ripartire il corretto funzionamento dei denti di un paziente.
È infatti noto che al giorno d'oggi le tecnologie sono in un continuo progresso e che grazie ai mass media e alla globalizzazione anche persone non appartenenti al settore possano venir a conoscenza di informazioni specifiche.

Che cosa sono questi impianti dentali
È possibile riparare i denti mediante l'utilizzo di impianti dentali ovvero dispositivi, metallici e non, che vengono inseriti chirurgicamente nell'osso mandibolare o mascellare, oppure sopra di esso quindi sotto la gengiva. Questi impianti possono a loro volta permettere la connessione di protesi, fisse o mobili, per la restituzione della funzione masticatoria.
Inoltre non c'è un tipo di impianto fisso e predefinito ma questi possono essere di diverse forme giacché vengono inseriti in diverse sedi e con diverse tecniche per poi venir connessi alle protesi con diverse tempistiche.
Attualmente gli impianti sono quasi tutti realizzati in titanio e i più utilizzati sono quelli a vite di tipo endosseo: si tratta di impianti che vengono per lo più lasciati sommersi sotto la gengiva per un periodo deciso dal medico.
Dobbiamo pertanto aggiungere che l'implantologia dentale si suddivide in impiantologia iuxtaossea ed impiantologia endossea:
·         impiantologia iuxtaossea: si serve solo di impianti a griglia con moncone fisso non sommerso e quindi per sede e modalità di carico non osteointegrabili se realizzati in cromo-cobalto-molibdeno, o anche osteointegrabili se realizzati in titanio. Vengono poi sistemati mediante apposite tecniche chirurgiche che favoriscono la neoformazione ossea al disopra della loro struttura.
·         L'implantologia endossea è per ora, la più diffusa; questa utilizza impianti (o come viene anche chiamato in gergo dentistico, corpo implantare) di forma cilindrica/conica più o meno filettati all'esterno e con connessione interna a varia conformazione per la parte emergente (moncone) e più raramente cilindri o coni privi di filettatura esterna ma con analoghi sistemi di connessione interna per il moncone, viti piene di un solo corpo (corpo implantare e moncone realizzati dal pieno e quindi senza alcuna connessione) lame ed aghi.
Detto ciò, riprendiamo il discorso sul materiale più utilizzato per la produzione di impianti: abbiamo appunto detto che è il titanio: questo può essere utilizzato infatti in forma commercialmente pura o nelle sue leghe ad uso dentale,che sarebbe un materiale biocompatibile che non comporta reazioni da parte dell'organismo.
Gli impianti vengono dunque posizionati nell'osso del paziente e quest'ultimo lo ingloba in modo fisiologico.
Durata degli impianti

Gli impianti hanno una vita relativamente illimitata (gli studi più lunghi hanno 25 anni), se viene effettuata una quotidiana manutenzione. Anche essi sono inoltre soggetti a rischi tra i quali si ricorda:
·         il rischio nell'immediato post intervento dovuto alla peri-implantite, un'infiammazione ed infezione delle strutture attorno all'impianto, con conseguente non avvenuta osteointegrazione;
·         uno scorretto carico degli impianti stessi, con corone o protesi non corrette, che potrebbero andare a creare un riassorbimento osseo nel tempo, con perdita dell'osso sino alle spire più profonde dell'impianto, con possibilità di perdita dello stesso.

Per evitare che ciò non avvenga è necessario una buona protesi, fissa o mobile, ben bilanciata dal punto di vista dell'occlusione (corretto equilibrio occlusale), avere una buona igiene orale quotidiana e, si raccomanda anche di effettuare visite di controllo periodiche.

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