Definizione del termine
Con il termine implantologia dentale, ormai
dentisti e non si riferiscono a quell'amplia gamma di tecniche chirurgiche che
mirano a far ripartire il corretto funzionamento dei denti di un paziente.
È infatti noto che al giorno d'oggi le tecnologie sono
in un continuo progresso e che grazie ai mass media e alla globalizzazione
anche persone non appartenenti al settore possano venir a conoscenza di
informazioni specifiche.
Che cosa sono questi impianti
dentali
È possibile riparare i denti mediante l'utilizzo di impianti
dentali ovvero dispositivi,
metallici e non, che vengono inseriti chirurgicamente nell'osso mandibolare o
mascellare, oppure sopra di esso quindi sotto la gengiva. Questi impianti possono a loro
volta permettere la connessione di protesi, fisse o mobili, per la restituzione
della funzione masticatoria.
Inoltre non c'è un tipo di impianto fisso e predefinito ma questi possono
essere di diverse forme giacché vengono inseriti in diverse sedi e con diverse
tecniche per poi venir connessi alle protesi con diverse tempistiche.
Attualmente gli impianti sono quasi tutti realizzati in titanio e i più utilizzati sono quelli a
vite di tipo endosseo: si tratta di impianti che vengono per lo più lasciati
sommersi sotto la gengiva per un periodo deciso dal medico.
Dobbiamo pertanto aggiungere che l'implantologia dentale si suddivide in
impiantologia iuxtaossea ed impiantologia endossea:
·
impiantologia
iuxtaossea: si serve solo di impianti a griglia con moncone fisso non sommerso
e quindi per sede e modalità di carico non osteointegrabili se realizzati in
cromo-cobalto-molibdeno, o anche osteointegrabili se realizzati in titanio.
Vengono poi sistemati mediante apposite tecniche chirurgiche che favoriscono la
neoformazione ossea al disopra della loro struttura.
·
L'implantologia endossea è per ora, la più diffusa; questa utilizza
impianti (o come viene anche chiamato in gergo dentistico, corpo implantare) di
forma cilindrica/conica più o meno filettati all'esterno e con connessione
interna a varia conformazione per la parte emergente (moncone) e più raramente
cilindri o coni privi di filettatura esterna ma con analoghi sistemi di
connessione interna per il moncone, viti piene di un solo corpo (corpo
implantare e moncone realizzati dal pieno e quindi senza alcuna connessione)
lame ed aghi.
Detto ciò, riprendiamo il discorso sul materiale più utilizzato per la
produzione di impianti: abbiamo appunto detto che è il titanio: questo può essere utilizzato
infatti in forma commercialmente pura o nelle sue leghe ad uso dentale,che
sarebbe un materiale biocompatibile che non comporta reazioni da parte
dell'organismo.
Gli impianti vengono dunque posizionati nell'osso del paziente e quest'ultimo
lo ingloba in modo fisiologico.
Durata degli impianti
Gli impianti hanno una vita relativamente
illimitata (gli studi più lunghi hanno 25 anni), se viene effettuata una
quotidiana manutenzione. Anche essi sono inoltre soggetti a rischi tra i quali
si ricorda:
·
il rischio nell'immediato post intervento dovuto alla peri-implantite,
un'infiammazione ed infezione delle strutture attorno all'impianto, con
conseguente non avvenuta osteointegrazione;
·
uno scorretto carico degli impianti stessi, con corone o protesi non
corrette, che potrebbero andare a creare un riassorbimento osseo nel tempo, con
perdita dell'osso sino alle spire più profonde dell'impianto, con possibilità
di perdita dello stesso.
Per evitare che ciò non avvenga è
necessario una buona protesi, fissa o mobile, ben bilanciata dal punto di vista
dell'occlusione (corretto equilibrio occlusale), avere una buona igiene orale
quotidiana e, si raccomanda anche di effettuare visite di controllo periodiche.
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